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Allergia al latte nei bambini

Scopri le cause e sintomi per affrontare l'allergia al latte nei bambini

Allergia al latte nei bambini

Di Cerba HealthCare Italia

L’allergia al latte in poche parole

Un’allergia è una reazione inappropriata del corpo a una molecola che normalmente dovrebbe essere tollerata. Nel caso specifico dell’allergia al latte, la reazione è innescata dalle proteine ​​contenute nel latte vaccino.

L’allergia al latte è l’allergia alimentare che si manifesta più precocemente nei bambini, solitamente prima dei 3 mesi. È comune e colpisce dal 2 al 7% dei neonati.

Il latte, infatti, viene generalmente introdotto nella dieta prima dell’età di 1 anno. Tuttavia, i bambini allergici al latte vaccino hanno un rischio maggiore di sviluppare altre allergie, respiratorie o alimentari, man mano che crescono.

L’allergia appare più spesso in un bambino che ha un background atopico, vale a dire i cui genitori o familiari sono essi stessi allergici.

 

Perché parliamo di proteine ​​del latte vaccino (PVL)?

L’allergia al latte vaccino è in realtà una sensibilizzazione del corpo alle proteine ​​che contiene, di solito almeno una delle seguenti 3 proteine:

  • Caseina
  • Alfalattoalbumina
  • Beta lattoglobulina

Il profilo allergico è diverso a seconda della proteina in questione. Ad esempio, la sensibilizzazione alla caseina è più spesso associata a sintomi più gravi che persistono più a lungo nella vita.

 

Come faccio a sapere se mio figlio è allergico al latte vaccino?

La diagnosi per l’allergia si basa su specifici test che possono essere effettuati da uno specialista allergologo. Generalmente, la presenza di sintomi è già di per sè indicativa di un’allergia. Di seguito troviamo alcune tipologie specifiche di test:

  • test biologici effettuati in laboratorio, denominati IgE specifiche;
  • un’esclusione del cibo che permette di eliminare i sintomi;
  • test effettuati presso l’allergologo.

Quali sintomi suggeriscono un’allergia al latte?

Due diversi meccanismi possono causare l’allergia al latte vaccino. I sintomi differiscono a seconda che si tratti dell’uno o dell’altro meccanismo:

Allergia immediata  (chiamata anche “IgE mediata” perché coinvolge una categoria di anticorpi specifici per allergia, IgE): in questo caso, i sintomi si manifestano entro 2 ore dall’ingestione del latte. Provocano disturbi digestivi (diarrea, reflusso gastroesofageo, vomito), sintomi cutanei (orticaria, angioedema) o sintomi respiratori (asma, rinite o congiuntivite). Può verificarsi anche una reazione generalizzata e grave, chiamata shock anafilattico.

Allergia ritardata (chiamata anche “non IgE mediata” perché questa volta sono le cellule immunitarie a essere responsabili dei sintomi): i sintomi compaiono più tardi e cronicamente, il che rende la diagnosi più difficile. L’allergia ritardata può manifestarsi come ritardo della crescita, dermatite atopica o eczema resistente al trattamento, diarrea o rigurgito.

 

Quali test sono disponibili in laboratorio?

È possibile ricercare la presenza di anticorpi coinvolti nell’allergia immediata: IgE specifiche. Questo test viene eseguito in laboratorio con un semplice prelievo di sangue. Il digiuno non è necessario e la quantità di sangue prelevata è piccola.

Il medico può prescrivere la ricerca delle IgE specificamente dirette contro una miscela di proteine ​​del latte vaccino o contro ciascuna proteina singolarmente.

Si noti che un livello positivo di IgE specifiche non è sufficiente a giustificare l’esclusione dell’alimento. Si traduce solo in una sensibilizzazione che deve essere associata alla presenza di sintomi concordanti per evocare l’allergia.

Allergia al latte nei bambini

L’allergologo può eseguire test cutanei o prick test nel suo studio. Si tratta di mettere una goccia di latte di mucca sulla pelle e di attraversarla con un ago che poi pungerà la pelle. La reazione cutanea viene quindi misurata per determinare se il test è positivo o meno. In combinazione, è possibile eseguire test cutanei con latte di soia, manzo, capra o pecora per verificare che non vi siano altre allergie alimentari associate.

In caso di discrepanza tra i test biologici, i test cutanei ei sintomi, può essere effettuato un test di provocazione orale. Inizialmente osserviamo la scomparsa dei sintomi dopo una dieta di esclusione del test da 4 a 6 settimane raccomandata dal medico, quindi si può effettuare una reintroduzione in ambiente ospedaliero per notare la ricomparsa dei sintomi.

 

Cosa fare in caso di allergia al latte vaccino?

Una dieta di esclusione (cessazione totale di tutti i prodotti contenenti proteine ​​del latte vaccino) sarà proposta dal medico. Questa dieta dovrebbe essere seguita dal bambino per almeno 6 mesi (o almeno fino a 9 – 12 mesi). Nei lattanti si dovrebbe usare un alto idrolizzato di proteine ​​del latte vaccino o un idrolizzato di riso al posto del convenzionale latte artificiale. Raramente, quando anche gli idrolizzati non sono tollerati, si può utilizzare una formula a base di aminoacidi.

Se la diagnosi di allergia alle proteine ​​del latte vaccino viene fatta mentre il bambino è allattato esclusivamente al seno, la dieta di eliminazione può essere proposta anche alla madre.

Attenzione, è importante non sostituire il latte vaccino con bevande a base vegetale, come il latte di mandorla o di castagne, che in realtà sono solo succhi e non contengono gli stessi nutrienti del latte speciale per l’infanzia. Questi “latti” possono anche essere responsabili di allergie reagendo in modo incrociato con le proteine ​​del latte vaccino. Dovresti anche sapere che il latte di soia è sconsigliato prima dei 6 mesi a causa della presenza di fitoestrogeni.

Infine, vi è il rischio di reazioni crociate con il latte di altri animali: il latte di mucca non deve quindi essere sostituito con latte di capra o di pecora.

L’evoluzione è molto spesso favorevole dopo questa dieta di esclusione. Infatti, nel 75% dei casi l’allergia scompare prima dei 3 anni, e nel 90% dei casi, prima degli 8 anni.

La ripresa di una dieta normale può avvenire previo parere allergologico con eventuale test di provocazione orale effettuato in ambiente ospedaliero.

 

Cos’è l’intolleranza al lattosio? Come rilevarlo?

L’intolleranza al lattosio riguarda i bambini più grandi e gli adulti, si osserva solo raramente nei neonati. Non è collegato a un meccanismo immunitario e non deve essere confuso con l’allergia alle proteine ​​del latte vaccino.

È legato alla diminuzione della produzione di un enzima, la lattasi, che permette la trasformazione del lattosio (zucchero contenuto nel latte) in glucosio e galattosio. In assenza dell’enzima, il lattosio, che quindi non può essere digerito, è causa di disturbi digestivi come gonfiore, stitichezza, diarrea o dolori addominali.

La diagnosi di intolleranza al lattosio può essere fatta in laboratorio mediante un test genetico (tale test attualmente non è rimborsato dalla previdenza sociale).

Il trattamento si basa su un’eliminazione più o meno rigorosa del lattosio dalla dieta.

  È fondamentale educare e sensibilizzare sia le famiglie che la società sull’allergia al latte, promuovendo una maggiore comprensione e supporto. Infine, le risorse e il sostegno disponibili possono fare la differenza nella gestione quotidiana dell’allergia al latte, aiutando le famiglie a trovare alternative alimentari sicure e ad affrontare le sfide che possono presentarsi lungo il percorso.
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