Spesso e volentieri i pazienti giungono da noi lamentando “Ho la cervicale…” oppure “Ho il mal di collo…”. Quante volte si sentono queste espressioni per descrivere un dolore a livello del tratto cervicale, all’altezza del collo. Un dolore che, solitamente, parte dal collo, ma si può irradiare alle spalle, ed in alcuni casi anche alle braccia.
Le parole “cervicale” e “cervicalgia” sono usate, quindi, erroneamente come sinonimi, per indicare la presenza di dolore al collo, però esse hanno un significato diverso.
Differenze tra cervicale e cervicalgia
La cervicale è la componente ossea del nostro collo, è costituita da sette vertebre, ognuna con caratteristiche anatomiche diverse in base alla tipo di mobilità e di connessioni anatomiche. Le vertebre cervicali si dividono in due tratti: Il tratto superiore (C1-C2) ed il tratto inferiore (C3-C7)..La muscolatura cervicale si divide in superficiale e profonda. I muscoli superficiali ci permettono attraverso la loro attivazione di muovere il collo e la testa, quelli più piccoli e profondi sono deputati alla stabilizzazione delle vertebre. Per completezza, va detto che, sia i muscoli superficiali, sia quelli profondi, agiscono costantemente in sinergia tra loro, durante tutti i movimenti della testa e del collo.
La cervicale è la parte più mobile della colonna vertebrale e per certi versi la più importante. Il tratto cervicale sostiene la testa e permette la sua mobilità, inoltre protegge le strutture che passano attraverso il midollo spinale, le radici nervose e i vasi sanguigni che portano il sangue al cervello. La cervicale è, pertanto, una struttura con caratteristiche anatomiche complesse, ed è anche la sede del primo tratto dell’apparato respiratorio e digerente e di ghiandole quali tiroide, paratiroidi e salivari.
Cervicalgia, invece, è il termine usato per definire un dolore generico di carattere muscolo-scheletrico che interessa la zona del collo e che si prolunga per un periodo variabile di tempo, determinando così la fase acuta o cronica di questo disturbo.
La cervicalgia è un sintomo e non una patologia, pertanto bisogna indagare sulla causa, con una diagnosi ben precisa.Nello specifico, rappresenta uno dei disturbi più comuni per il quale viene chiesto un consulto e/o cure sanitarie nei paesi industrializzati. Il suo andamento è tendenzialmente benigno e gli episodi, soprattutto quelli acuti, tendono a risolversi spontaneamente in un periodo di tempo che va da pochi giorni a qualche settimana.
Le recidive sono frequenti, ma solo nel 10% dei casi la sintomatologia tende a cronicizzarsi. Secondo i dati dell’International Association for the Study of Pain (IASP) del 2013, in Europa la cervicalgia cronica colpisce tra il 10 e il 20% della popolazione e costituisce un’importante causa di disabilità.
Tipologie di cervicalgia
Il dolore cervicale può variare di intensità ed essere circoscritto al distretto cervicale, oppure irradiarsi ad una o ad entrambe le spalle fino agli arti superiori. Inoltre può essere associato a disturbi neurovegetativi quali: vomito, nausea, cefalea, vertigini e parestesie, quest’ultime, riferite dai pazienti, come capogiri, senso di instabilità e formicolii alle mani o a tutto l’arto superiore.Il dolore è generalmente localizzato in sede cervicale, ma spesso può irradiarsi fino alla nuca e dare origine a un forte mal di testa (cefalea muscolo-tensiva) accompagnato da nausea e vomito – oppure irradiarsi fino alle scapole e dalla spalla sino alla mano (cervico-brachialgia).
Tutto questo è collegato a difficoltà di movimento del collo ed è spesso riscontrata anche una contrattura della muscolatura paravertebrale dorsale e cervicale. Si è visto che i movimenti di flesso-estensione del collo, tendono a sovraccaricare la zona della cervicale bassa (C4-C5-C6-C7), e in tal caso il dolore può irradiarsi anche alle spalle; invece il mantenimento di una postura forzata o scorretta per lungo tempo, solitamente, tende invece a sovraccaricare la zona cervicale alta (C1-C2-C3), evocando un forte mal di testa (dinamiche che si presentano dopo molte ore davanti ad un monitor/pc). Anche lo stress può, essere causa di dolore al collo, poiché, può dare origine a importanti contratture muscolari.
Diagnosi e cura
La diagnosi di cervicalgia deve essere fatta da uno specialista, come il fisiatra oppure l‘ortopedico. Tuttavia, anche il medico di medicina generale può senza dubbio indirizzare il paziente dal fisioterapista, una volta individuato il problema che affligge il paziente.
Il fisioterapista, a sua volta, sarà in grado di trovare la causa del dolore e proporre soluzioni di cura, partendo dalla valutazione fisioterapica del paziente, analizzando il suo stile di vita e con l’esame obiettivo, valutare il movimento del collo passivo e attivo, la forza muscolare, e da lì impostare il trattamento fisioterapico più appropriato per il paziente.
Ma quali sono le cause più frequenti per una cervicalgia o dolore al collo?
Sicuramente tra le cause principali abbiamo le abitudini posturali scorrette. Oggi, a causa dello smart working, sempre più persone trascorrono molte ore sedute davanti al computer, oppure con il capo semiflesso durante l’uso di cellulari e tablet. A lungo andare, questo stile di vita provoca dei disordini muscolo-scheletrici, che possono portare delle situazioni dolorose al paziente. Per questi pazienti può essere utile l’esercizio terapeutico suggerito dal proprio fisioterapista, da eseguire a domicilio. Un protocollo studiato apposta per porre un freno a queste abitudini scorrette. Un’altra causa possibile, per una fastidiosa cervicale, può essere l’artrosi cervicale o uncoartrosi.
Nell’artrosi cervicale vi è un usura ed erosione che interessa sia le superfici articolari delle vertebre, sia i dischi di cartilagine interposti tra una vertebra e l’altra. In sintesi, tali strutture vanno incontro a un lento deterioramento, che determina dolori, rigidità del collo, nausea, mal di testa e limitata mobilità. Inoltre la presenza di osteofiti, ovvero delle piccole protuberanze ossee, crea la presenza di un attrito interno, quello che i pazienti definiscono come la sensazione di “sabbia all’interno del collo”. .Il tratto cervicale è infatti la parte più mobile della colonna vertebrale, che garantisce i corretti movimenti del collo e della testa. Il danno cartilagineo e articolare tipico dell’artrosi è, in parte, una conseguenza fisiologica dell’invecchiamento.
Tuttavia, si è visto che il processo artrosico colpisce spesso, anche i giovani. Sarebbe perciò corretto considerarlo, più una conseguenza di un errato stile di vita che, un’inevitabile effetto dell’invecchiamento. L’artrosi cervicale è pertanto una malattia cronica e progressiva; tende quindi a peggiorare con il passare del tempo e deve essere affrontata e curata adeguatamente.
Abbiamo poi “l’Inversione della curva fisiologica Cervicale”, che spesso e volentieri si legge sui referti delle radiografie. La colonna Vertebrale presenta delle normali curve fisiologiche, il cui scopo, è quello di funzionare come una molla, e ammortizzare i traumatismi verticali. A causa di problematiche posturali, incidenti e conseguenti colpi di frusta, può verificarsi che la contrattura muscolare determini un raddrizzamento della curva lordotica cervicale, dando origine a un malfunzionamento dell’intera colonna vertebrale.
La sintomatologia
I sintomi più frequenti sono certamente, la rigidità articolare e il dolore. Si possono anche presentare sintomi a carico dell’equilibrio con continui giramenti della testa, sensazione di svenimento e nausea. Tanto veloce è l’intervento riabilitativo e tanto maggiore è la probabilità di cura e successo. Molto spesso si scopre che a provocare questa condizione è un trauma avvenuto anni prima, che non è stato curato tempestivamente e adeguatamente, e pertanto il corpo umano ha dovuto “ compensare” il problema andando a modificare l’assetto delle altre curve fisiologiche.
Vi sono, infine, le ernie cervicali. Un problema molto comune della colonna vertebrale. Molte persone ne sono affette senza saperlo, mentre per altre, causano sintomi importanti, a volte, invalidanti. Le cause sono, nuovamente , atteggiamento e postura del corpo errati, traumi cervicali con relativi colpo di frusta . Nella maggior parte dei casi l’ernia si presenta tra C5- C6 e C6- C7.
Il sintomo più rilevante è il dolore al braccio che parte dal collo, tipicamente su un solo lato, passa per la spalla e decorre lungo il braccio. La causa è dovuta all’ernia che va a irritare la radice nervosa. Questo aspetto è il segno che distingue un semplice cervicalgia da una potenziale ernia cervicale. Un altro sintomo che deve farci riflettere, è il formicolio o la perdita di sensibilità lungo il braccio fino ad arrivare alle dita della mano. Infine, il terzo sintomo, non meno importante, è la perdita di forza al braccio o alla mano.
In presenza di questi sintomi bisogna rivolgersi al proprio medico curante che, capirà se è necessaria una visita specialistica neurochirurgica o esami specifici, quali la risonanza magnetica e, un eventuale esame elettromiografico, oppure, altresì, invierà il paziente dal fisioterapista per iniziare una terapia conservativa.
In conclusione, cosa fare quando si soffre di male al collo?
Una volta capita la causa del dolore, è sicuramente molto importante l’apporto del fisioterapista. Il quale con la terapia manuale, l’esercizio terapeutico e la terapia fisica ad alto livello come la “Tecar”, riuscirà a essere risolutivo nella riduzione del dolore e nel miglioramento della qualità di vita del paziente.
Ma in cosa consistono queste tecniche?
La terapia manuale si basa su una serie di interventi passivi dove il fisioterapista utilizza le sue mani per gestire movimenti precisi, volti a modulare il dolore , aumentare la gamma di movimenti articolari, indurre il rilassamento e migliorare l’estendibilità del tessuto contrattile e non contrattile.
Il fisioterapista si avvale, inoltre, dell’esercizio terapeutico, che può essere definito come un regime di attività fisica, finalizzato a indurre un determinato effetto terapeutico, che include esercizi di forza, di stabilizzazione e di resistenza.
Grazie ad esso il fisioterapista riesce a migliorare o ripristinare una funzione persa o a prevenire la disfunzione.
Infine, la Tecar (trasferimento energetico capacitivo e resistivo) è una terapia elettromedicale che costituisce un valido aiuto nel trattamento di patologie traumatologiche, infiammatorie, osteoarticolari e dei tessuti molli dell’apparato muscolo scheletrico. La Tecar riattiva e stimola il sistema emo-linfatico, rafforzando gli effetti della terapia manuale. La particolarità della Tecar è il calore endogeno, ovvero, lo svilupparsi di calore dall’interno del corpo e non dallo strumento stesso. La Tecar, quindi, induce a creare energia da parte del corpo, e abitua il corpo stesso a collaborare in modo attivo. La Tecar è una terapia fisica operatore dipendente, ciò vuol dire che, deve essere svolta da un professionista, che deve seguire dei punti e delle posizioni assolutamente precisi, quali le catene cinetiche e muscolari.
In conclusione, possiamo tranquillamente affermare che, alla luce della nostra esperienza clinica, riteniamo sia utile adottare un approccio basato su queste evidenze scientifiche per poter curare il dolore al collo, che rimane una comune e disabilitante condizione muscolo scheletrica.
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