Questo effetto è legato principalmente agli impatti che tali esperienze hanno sul corpo e sulla mente
È dimostrato come le esperienze negative abbiano un impatto sul corpo e sulla mente. Il nostro corpo reagisce ai traumi con una risposta allo stress che attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA): quando questa risposta di allarme è costante, la conseguenza è che accelera il processo di invecchiamento cellulare.
Gli individui che hanno vissuto esperienze traumatiche, non superate, spesso mostrano un livello di stress ossidativo più elevato rispetto a quelli che non hanno subito traumi significativi.
Quasi tutti, nella nostra vita, siamo stati esposti a difficoltà importanti, problemi persistenti e traumi, cioè eventi improvvisi e inaspettati che cambiano drammaticamente la nostra biografia in un prima e un dopo.
Quello che fa la differenza sono le coping reaction: sono i modi con cui la persona reagisce psicologicamente nell’affrontare l’evento inaspettato che cambiano la percezione e l’interpretazione della propria realtà. Gli studi e la pratica clinica dimostrano che il fatto di sviluppare o meno un disturbo, in seguito a un problema importante che ci è capitato nella vita, dipende proprio da come la persona reagisce.
Non tutte le persone esposte a forti stress e traumi (delusioni, abbandoni, licenziamenti, rifiuti, problemi economici, lutti, incidenti, catastrofi, eccetera) sono destinate a sviluppare un disturbo.
Ciò che determina la formazione di un problema persistente non è la supposta “causa originaria”, ma la reazione reiterata nel tempo da parte della persona o di coloro che le stanno attorno, per cercare di risolvere l’evento vissuto o il problema che si è creato.
Quando cercare di dimenticare alimenta il ricordo
Quando il tentativo di controllare o cancellare mentalmente un evento vissuto come “traumatico” fallisce, questo si trasforma velocemente in una trappola, creando senso di impotenza, angoscia, paura, dolore, panico e depressione… Si mette in atto così una battaglia contro il pensiero attraverso tentativi di difesa, sia consapevoli che inconsapevoli.
Fra questi ci sono, per esempio, il cercare di distrarsi, l’evitare le situazioni che richiamano ciò che è accaduto, la richiesta di aiuto, il bisogno di rassicurazioni e la lamentela continua. Si crea così una situazione paradossale: il non riuscire a smettere di pensare ciò che si vorrebbe dimenticare. Ma “pensare di non pensare” equivale a pensare ancora di più.
Ecco un tipico problema psicologico che si configura come senza vie di uscita: non solo non risponde più all’impegno mentale di combatterlo, ma maggiore è la volontà di distrarsi e più aumenta l’impotenza. L’intervento psicoterapeutico necessario, in questi casi, prevede di lavorare nel presente per sbloccare i meccanismi mentali disfunzionali (coping reaction) che impediscono la sana elaborazione delle emozioni, quelle che mantengono il pensiero ancorato all’evento vissuto.
Combattere un pensiero lo rende più forte
L’obiettivo è mettere il passato nel passato e liberare il futuro.
Tecniche specifiche, come quelle della Psicoterapia Breve Strategica, permettono di affrontare le emozioni evitate perché temute e/o dolorose, ma pervasive. L’efficacia statistica di questo approccio è dell’89%, con un intervallo medio che va dalle 9 alle 27 sessioni di terapia.
Si è dimostrato un ottimo alleato nel ridurre lo stress e migliorare o ritrovare la salute mentale e serve in particolar modo quando le tecniche di rilassamento non funzionano, anzi, peggiorano la situazione in quanto la persona, pur tentando di rilassarsi e distrarsi, prova impotenza incrementando il pensiero negativo.
L’obiettivo è cambiare la percezione per cambiare la reazione disfunzionale e questo si ottiene attraverso manovre cliniche supportate da protocolli basati sull’evidenza. Come ricordiamo spesso su questo magazine, la salute emotiva è un “lavoro in corso” che richiede attenzione e impegno costanti: investire in questo aspetto non solo migliora la qualità della vita nel presente, ma può anche contribuire ad allungarne la durata.