Come sempre in farmacologia, non c’è niente di pericoloso ma niente di innocuo.
Questi farmaci si chiamano più propriamente serotoninergici, sono sul mercato da ormai diversi decenni e non si può oggi dire che siano sostanze tossiche.
Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca indipendente ha posto l’accento sui potenziali rischi di un uso indiscriminato di queste sostanze, che sono oggi ampiamente sovraprescritte.
Come agiscono i serotoninergici?
I serotoninergici selettivi (paroxetina, citalopram, sertralina, fluoxetina) aumentano il tono della serotonina nel sistema nervoso centrale, sono sostanze blandamente eccitanti a basse dosi, e di esse viene sfruttato l’effetto ansiolitico e antidepressivo.
Ci sono dei rischi o effetti collaterali?
Possono dare qualche problema di tollerabilità (soprattutto disturbi della sfera sessuale, in alcuni casi aumento di peso e problemi di coagulazione), ma questi sono problemi minori, perché semmai si cambia farmaco e in molti casi si trova una molecola meglio tollerata.
Il rischio peggiore che vedo in queste sostanze è che il loro uso cronico porta negli anni ad una riduzione dei recettori e del tono della serotonina.
Questo si traduce nella necessità di aumentare le dosi o passare a composti più potenti nel corso degli anni di uso (con l’effetto di indurre sindromi eccitatorie a volte anche molto serie) e a difficoltà in alcuni casi notevoli a interromperne l’utilizzo senza sintomi da sospensione prolungati e a volte molto fastidiosi.
Quindi, antidepressivi sì, se richiesti e se ben tollerati, ma meglio usarli per periodi brevi. Un percorso psicoterapico ben fatto può aiutare a usare meno farmaci e per meno tempo.