Gli Psichiatri, dopo lunghe discussioni sull’argomento, hanno deciso che è meglio riferirsi ai problemi psichiatrici con la parola “disorders”, che in italiano si traduce con “disturbi”.
La parola “diseases” cioè “malattie” è stata cancellata da decenni dalle classificazioni psichiatriche internazionali.
Qual è la differenza nell’utilizzo dei termini “malattia” e “disturbo”?
Perché si dice malattia di Parkinson, malattia di Hodgkin e invece si dice “disturbo ossessivo compulsivo” o “disturbo depressivo maggiore”?
Malattia di Parkinson e Malattia di Hodgkin sono due diagnosi, cioè dei nomi, che definiscono delle lesioni di uno o più tessuti, lesioni degenerative nel primo caso e proliferative nel secondo caso.
Una lesione si vede e si può, volendo, toccare con le mani.
“Disturbo ossessivo” o “disturbo bipolare”, invece, sono diagnosi (cioè sempre nomi) che descrivono degli eventi, delle storie di vita, passate o presenti.
Si tratta di cose che accadono o cose che le persone fanno e dicono o hanno fatto e hanno detto.
Non c’è degenerazione né proliferazione di cellule.
Differenza tra disturbi e malattie
La differenza con le malattie è sostanziale: infatti, per il linfoma di Hodgkin e per il Parkinson è possibile dimostrare l’esistenza della malattia con degli esami diagnostici che fotografano la lesione del tessuto.
Per i disturbi psichiatrici l’unica cosa che si fa è raccontare la storia della persona e vedere se essa corrisponde a quello o quell’altro costrutto, cioè alla definizione diagnostica condivisa di quel problema.
Sull’utilità e sui rischi di fare diagnosi in Psichiatria si discute molto e da molti anni e non è il caso di addentrarci in questo complesso tema.
L’importante è avere chiaro che quando si parla di diagnosi, in Psichiatria, non ci si riferisce a delle malattie, ma a dei disturbi.
Si può dire, con Thomas Szasz, psichiatra e filosofo americano, che le diagnosi psichiatriche sono delle malattie “metaforiche”, cioè come quando si dice “quella separazione è una ferita ancora aperta per quella persona”.
Non c’è ovviamente nessuna ferita sanguinante e non c’è bisogno di nessun punto di sutura.
Ma – si dirà – ai fini amministrativi, giudiziari, assicurativi queste diagnosi sono dappertutto equiparate a delle malattie! È vero.
Se la domanda è “sono delle malattie dal punto di vista amministrativo, giuridico, ecc?” sì, in quel senso lo sono, ma si tratta di una forzatura, che viene evidentemente ritenuta necessaria in alcuni ambiti.
Se però la domanda è: sono delle malattie uguali a quelle in cui sono dimostrabili delle lesioni?
Allora no, in questo senso appartengono a una categoria diversa di problemi.