Non dobbiamo accettare passivamente un destino di declino e malattia. Invecchiare bene e in salute è possibile se cambiamo mentalità, già da giovani: prevenire, cogliere le novità della scienza e adottare corretti stili di vita
L’invecchiamento sano
Chiamiamo longevità la capacità invecchiare mantenendo il benessere fisico e mentale. La ricerca scientifica dimostra che, più che la genetica (che incide solo per il 20-25% su un buon invecchiamento) ci sono otto fattori fondamentali a cui fare attenzione: essere fisicamente attivi, non fumare, gestire lo stress, avere una dieta sana, evitare le abbuffate, avere un buon sonno, avere relazioni sociali positive e non essere dipendenti da oppioidi.
Per chi ha quarant’anni, adottare tutti questi comportamenti si traduce in un’aspettativa di vita più lunga rispetto alla media di 21 anni per le donne e 24 e per gli uomini.
Rallentare l’invecchiamento
Cancro, malattie cardiache, diabete, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson e molti altri problemi sono tutti correlati all’invecchiamento.
Rallentare o addirittura invertire l’invecchiamento per ritardare l’arrivo di queste patologie è una prospettiva realistica, anche quando esiste una predisposizione genetica: gli studi di epigenetica hanno evidenziato l’esistenza d processi biochimici che, senza modificare la sequenza del DNA, incidono sulla espressione dei geni, sia “accendendoli” che “spegnendoli” e hanno dimostrato che esistono meccanismi in grado di riparare i danni del DNA, aumentare la longevità e ridurre il rischio di malattie.
Basti pensare alle condizioni per cui esiste una familiarità, come le malattie cardiovascolari o il diabete di tipo 2: in molti casi è il nostro stile di vita a determinare se diventeremo ipertesi o diabetici.
Sfatiamo i miti
Contrariamente a quanto purtroppo ci viene insegnato, non dobbiamo quindi accettare passivamente che l’invecchiamento sia inevitabile, o che non si possa fare nulla al riguardo.
Oggi abbiamo a disposizione molti strumenti, e in futuro verranno sviluppate ulteriori tecnologie, che ci rendono parte attiva nei processi di invecchiamento. L’intento, naturalmente, non è quello di prolungare la vita indefinitamente, ma arrivare agli anni dell’anzianità e vivere la senilità con un buon livello di salute.
La sfida della qualità della vita
Perché la durata della vita è già cresciuta in maniera notevole, e questa è una cosa positiva: nell’ultimo secolo l’aspettativa di vita a livello globale è passata da 46 a 75 anni, e si prevede che supererà gli 85 anni nel 2050; addirittura si stima che il nostro organismo abbia la capacità intrinseca di vivere 115-120 anni.
Però non c’è stata un’analoga crescita della qualità della vita, soprattutto dopo i 65-70 anni, quando abbiamo un aumento dell’incidenza di patologie croniche e degenerative alle difficoltà funzionali che mal si coniugano con una crescente richiesta di autonomia, di realizzazione personale, lavorativa e sociale.
La chiave per un futuro sano
Ecco perché la sfida dei prossimi anni non sarà il cercare la pillola miracolosa che ci porterà a vivere oltre i cent’anni, ma piuttosto capire come cambiare mentalità e imparare a iniziare a prenderci cura di noi stessi: sia iniziando già da giovani a prevenire il declino funzionale delle capacità fisiche e cognitive, sia addirittura per recuperare ciò che si perde più in là con l’età.
La parola chiave è, appunto, mentalità.
L’Invecchiamento è curabile?
La scienza quotidianamente comunica nuove scoperte nell’ambito della medicina della longevità, detta anche “healthspan medicine”, ma sta alle persone scegliere di cogliere i vantaggi di tutte queste scoperte.
Occorre lavorare sulla sfera mentale, motivazionale ed emotiva, nella consapevolezza che quanto e come vivremo non dipende solo da fattori imponderabili.
Prolungare la durata della cosiddetta “sopravvivenza sana” (in inglese “healthy lifespan” o “healthspan”) è un obiettivo non solo desiderabile e raggiungibile, ma rappresenta un dovere morale di qualsiasi società moderna e responsabile.
Più invecchiamo, più è facile che un trauma o una malattia abbiano conseguenza la morte; ma la rivoluzione sta nel fatto che l’invecchiamento può oggi essere considerato, con varie motivazioni, una malattia. E, come tale, è curabile.
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