Oggi l’attenzione verso profili genetici che predispongono all’attività sportiva è sempre più alta
Come sappiamo, i geni non influenzano solamente la nostra struttura organica, ma anche le nostre attività, come le prestazioni atletiche: queste dipendono non solo dal livello di allenamento raggiunto, ma anche, appunto, dalle caratteristiche genetiche individuali. Lo studio del profilo genetico ha infatti permesso di individuare alcuni geni strettamente legati alle performance sportive.
Personalizzare la nutrizione per massimizzare le prestazioni
Parte proprio da qui la nutrigenetica sportiva: una disciplina che aiuta a massimizzare la prestazione dell’atleta attraverso un regime nutrizionale personalizzato, calibrato sul genotipo e quindi sul fenotipo, dato che il tipo di cibo ed i nutrienti assorbiti, insieme ai fattori ambientali e psicologici, influenzano il fenotipo e le prestazioni sportive.
Chiunque pratichi uno sport sa bene quanto una corretta nutrizione sia importante. Quando facciamo attività fisica, infatti, non mettiamo solo in moto una serie di muscoli, ma anche consumiamo energie nervose, perdiamo sali minerali con il sudore e consumiamo zuccheri; tutti elementi che devono essere reintegrati tramite alimentazione e idratazione corrette.
Già, ma che cosa è “corretto” per ognuno di noi?
La comprensione della risposta indotta da un nutriente sul genoma dell’atleta è proprio il fine della nutrigenetica sportiva: tramite esami specifici e tecniche di laboratorio, permette di avere una conoscenza specifica della genetica dell’individuo e di come avviene la sua risposta adattativa, che incide con la prestazione.
Naturalmente non vanno persi di vista gli altri fattori che influiscono in modo positivo o negativo: stile di vita, salubrità dell’ambiente e condizioni psicofisiche sono studiati dall’epigenetica, che ha l’obiettivo di comprendere come questi fattori condizionano reversibilmente l’espressione di alcune proteine.
In che cosa si traduce questo, concretamente, per l’atleta?
Per esempio nel seguire una dieta rispettosa delle proprie intolleranze alimentari anche in assenza di sintomi specifici, e in base al proprio DNA, in modo da fornire al proprio organismo il carburante più adatto per farlo funzionare al meglio. Inoltre, la nutrigenetica, oltre che raccomandazioni nutrizionali, può dare anche indicazioni sul training migliore e altre raccomandazioni.
Pensiamo al profilo resistenza/potenza (un atleta con una predominanza di fibre di tipo II potrebbe ricevere un programma di allenamento mirato alla forza esplosiva), al recupero post-allenamento (con suggerimenti nutrizionali personalizzati per ricaricarsi e riparare i muscoli in modo tale da essere pronti per il successivo sforzo fisico) o alla predisposizione agli infortuni, dove la conoscenza delle predisposizioni genetiche alle lesioni può aiutare gli atleti a prendere le corrette misure preventive (per esempio, un atleta con una variante genetica associata a una maggiore suscettibilità alle lesioni del legamento crociato anteriore potrebbe concentrarsi su esercizi di stabilizzazione e prevenzione).
Attenzione, però. Gli esami genetici non hanno la funzione di “sconsigliare” determinati sport o di etichettare dei soggetti come “fragili e non idonei” tanto da escluderli dalle competizioni.
Servono, invece, ad avere un controllo diretto sull’ottimizzazione del potenziale, aumentando il livello di performance attraverso un condizionamento mirato con l’apporto di nutrienti e di uno stile di vita il più congeniale possibile al proprio profilo genetico.
Nutrigenetica per ridurre infortuni e infiammazioni. Migliorare le prestazioni e la salute metabolica
L’obiettivo non è solo migliorare la prestazione, ma anche ridurre gli infortuni, eliminare tutto quello che determina un “furto di energia” o addirittura una situazione di “infiammazione a distanza”, quale quella provocata da una intolleranza alimentare o da un deficit di funzionalità enzimatiche determinabili geneticamente.
Numerose sono le esperienze di sportivi di ogni livello che ci dicono che la corretta individuazione delle intolleranze e lo studio di un’adeguata nutrizione personalizzata determinano una netta riduzione delle patologie infiammatorie e traumatiche.
I diversi test nutrigenetici disponibili riguardano, dunque, sia lo sport sia la salute metabolica. E questo permette di gettare le basi per una nuova metodologia d’intervento che muove verso ulteriori obiettivi di salute, come ritrovare il peso forma e controllare i fattori di rischio che predispongono a obesità, diabete, patologie cardiovascolari e intolleranze.