A cura di: Elena Zocca, Silva Seraceni, Teresa Cafaro, Tamara Emanuela Cervone, Laura Cardarelli, Massimiliano Valisi, Isabella Polidori, Massimo Pieri, Flaminia Tomassetti, Francesco Broccolo
Cos’è il virus dell’epatite C?
L’infezione da virus dell’epatite C (HCV) è una delle principali cause di cirrosi epatica, carcinoma epatocellulare e mortalità in tutto il mondo [1].
La maggior parte delle persone affette da epatite C non presenta alcun sintomo: molti di loro non si rendono conto di essere infetti dal virus dell’epatite finché non si manifesta il danno epatico, anni o addirittura decenni dopo l’infezione da virus [2].
L’infezione da virus HCV può presentarsi sia in fase acuta che cronica (nell’85% dei casi). La fase acuta può avere sintomatologie ampiamente differenti dovute all’interazione del sistema immunitario con il virus durante il corso dell’infezione. Nei casi più estremi, può portare anche a morte fulminante, tuttavia, nella maggior parte dei casi genera forme di infezione non diagnosticate nell’immediato, dovute a sintomatologie subcliniche e simil influenzali, ma che vengono diagnosticate solo in tarda età.
La tardività della diagnosi porta alla cronicizzazione di questa patologia che tende, dopo anni dall’infezione virale, a riacutizzare (normalmente dopo i 50 anni), sfociando in cirrosi epatica (80%) e nei peggiori dei casi ad epatocarcinomi [3]. Proprio per questo il monitoraggio nella popolazione attraverso il dosaggio degli anticorpi anti-HCV è un’azione di prevenzione fondamentale.
Epidemiologia
A livello globale, 71 milioni di persone hanno un’infezione cronica da HCV e ogni anno si verificano 1,75 milioni di nuove infezioni. Tuttavia, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, questi dati sono molto sottostimati, in quanto è assente uno screening attivo sulla popolazione. Si ritiene che l’Egitto abbia la maggiore prevalenza globale di HCV, pari a circa il 12%, mentre l’Iran ha la prevalenza più bassa, pari allo 0,30% [4].
La prevalenza dell’HCV nella popolazione italiana è aumentata nelle generazioni nate prima degli anni ’50 a causa dell’epidemia di HCV del dopoguerra. Negli ultimi quarant’anni, i miglioramenti delle condizioni igieniche, compreso l’uso di materiali sanitari usa e getta, il controllo delle trasfusioni di sangue e la sensibilizzazione attraverso iniziative educative, hanno portato a una significativa diminuzione dei tassi di HCV [5].
Nel 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito come obiettivo l’eradicazione dell’infezione dal virus HCV nel 2030, programmando un’attività di divulgazione, informazione e screening sierologica [6], a cui l’Italia ha aderito annoverando circa 2 milioni di soggetti risultano ancora reattivi al test HCV, cioè portatori di anticorpi anti-HCV, di cui 250mila soggetti affetti da epatite cronica sono in terapia antivirale.
Test diagnostici
In primo luogo, la diagnosi e il monitoraggio dell’infezione da HCV si basano su 2 tipi di test: un test sierologico che rileva gli anticorpi antigene-specifici dell’HCV e test che rilevano l’RNA virale dell’HCV [7].
Tuttavia, l’utilizzo di un solo test sierologico non fa distinzione tra infezioni attive e quelle trattate, pertanto è necessario confermare i dati con analisi più specifiche, come il Western Blot, o tramite l’analisi molecolare per ricerca di RNA virale. Tuttavia, quest’ultime due analisi richiedono molto tempo e presentano costi elevati.
La nostra ricerca
Per questo, Cerba HealthCare si è messa in gioco per trovare e valutare un nuovo algoritmo di laboratorio per lo screening degli anticorpi HCV. In particolare, si è adottato un approccio con i due test sierologici, in modo da evitare il test di conferma, riducendo tempi e costi e limitando il lavoro operatore-dipendente.
Per quest’indagine si sono raccolti i dati di 17.926 partecipanti volontari afferenti ai laboratori Cerba HealthCare, che si sono sottoposti ad un duplice test di screening per HCV con metodi di misurazione differenti.
Il nuovo approccio ha portato a risultati positivi, dimostrando un’efficacia dei test combinati nel confermare i campioni positivi del 95%. I dati osservati hanno evidenziato che l’utilizzo di due test sierologici consente di velocizzare lo screening attivo sulla popolazione, preservando, però, la capacità di identificare tutti gli individui infetti.
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Conclusioni
Si è visto che un’analisi a doppio metodo aiuterebbe il lavoro di screening della popolazione nella diagnosi dell’Epatite C, partecipando come protagonista a livello globale nell’eradicazione del virus.
Bibliografia
[1] Morozov VA, Lagaye S. Hepatitis C virus: Morphogenesis, infection and therapy. World J Hepatol. 2018 Feb 27;10(2):186-212. doi: 10.4254/wjh.v10.i2.186.
[2] Manns MP, Buti M, Gane E, Pawlotsky JM, Razavi H, Terrault N, Younossi Z. Hepatitis C virus infection. Nat Rev Dis Primers. 2017 Mar 2;3:17006. doi: 10.1038/nrdp.2017.6.
[3] Li HC, Lo SY. Hepatitis C virus: Virology, diagnosis and treatment. World J Hepatol. 2015 Jun 8;7(10):1377-89. doi: 10.4254/wjh.v7.i10.1377.
[4] Alter, MJ. Epidemiology of Hepatitis C Virus Infection. World J Gastroenterol 2007, 13, 2436–2441, doi:10.3748/wjg.v13.i17.2436
[5] Kondili LA, Aghemo A, Andreoni M, Galli M, Rossi A, Babudieri S, Nava F, Leonardi C, Mennini FS, Gardini I, et al. Milestones to Reach Hepatitis C Virus (HCV) Elimination in Italy: From Free-of-Charge Screening to Regional Roadmaps for an HCV-Free Nation. Dig Liver Dis 2022, 54, 237–242, doi:10.1016/j.dld.2021.03.026.
[6] World Health Organization. (2016). Global health sector strategy on viral hepatitis 2016-2021. Towards ending viral hepatitis. World Health Organization.
[7] Freiman JM, Tran TM, Schumacher, SG, White LF, Ongarello S, Cohn J, Easterbrook PJ, Linas BP, Denkinger CM. Hepatitis C Core Antigen Testing for Diagnosis of Hepatitis C Virus Infection: A Systematic Review and Meta-Analysis. Ann Intern Med 2016, 165, 345–355, doi:10.7326/M16-0065