Per una prostata in salute 

Per una prostata in salute 

di Dott.ssa Debora Marchiori

I fattori di rischio, gli esami da fare e le strategie più efficaci per prevenire uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile 

Cinquant’anni o anche prima, se ci sono fattori di rischio come la familiarità. È questa l’età in cui gli uomini dovrebbero iniziare pensare alla salute della prostata, con focus sulla prevenzione. Il tumore alla prostata è infatti uno tra i più comuni negli uomini, contendendo il primo posto al tumore al polmone.

Nonostante la sua alta incidenza, questo tumore non è tra le prime cause di mortalità, grazie alla sua evoluzione generalmente lenta; tuttavia non dobbiamo dimenticare che la posizione della prostata (situata tra la vescica e lo sfintere, avvolge l’uretra e nella sua parte periferica è circondata da nervi che regolano l’erezione) la rende un organo delicato nei trattamenti.

Lo ricorda la dottoressa Debora Marchiori, specialista in Urologia del network di Cerba HealthCare Italia

«Ogni intervento deve tenere conto delle strutture nobili circostanti, che devono essere preservate il più possibile. La prostata è un organo sessuale maschile di fondamentale importanza per la fertilità, poiché produce circa il 90% del liquido seminale, rendendo gli spermatozoi più vitali e attivi. In pochi ne sono consapevoli, ma senza una prostata in salute la fertilità maschile ne risente».

 

 

Fattori di rischio per il tumore alla prostata

Abbiamo sottolineato che l’età è un fattore determinante: il rischio aumenta dopo i 50 anni, ma se c’è una familiarità per questo tumore, l’età per iniziare i controlli si abbassa, prosegue la dottoressa Marchiori:

«Per chi ha parenti di primo o secondo grado affetti da tumore alla prostata, è consigliabile effettuare il controllo del PSA e una visita specialistica due volte l’anno».

Anche l’etnia e lo stile di vita possono influenzare l’insorgenza della malattia.

«Gli uomini di origine nord-europea e africana hanno una predisposizione maggiore – afferma l’esperta –. Inoltre anche la dieta gioca un ruolo importante: una cattiva alimentazione può favorire sindromi metaboliche che alterano l’equilibrio ormonale, portando all’ingrossamento della prostata o a modificazioni cellulari pericolose».

Anche il malfunzionamento dell’intestino può interferire con l’eliminazione degli ormoni in eccesso, causando un aumento del volume prostatico. Esistono poi fattori genetici di rischio: «Mutazioni nei geni BCR1 e BCR2, già note per il tumore al seno, possono aumentare il rischio di tumore alla prostata: in presenza di questi fattori è dunque bene effettuare uno screening» spiega la specialista.

 

 

Quali sono gli esami diagnostici che ci permettono di tenere sotto controllo la salute della prostata?  

Il primo, fondamentale, è la visita urologica. «Attraverso la palpazione il medico può individuare eventuali anomalie, visto che il 90% dei tumori si sviluppa nella porzione periferica dell’organo ed è inizialmente asintomatico» evidenzia la dottoressa Marchiori.  

Poi c’è il “famoso” PSA, che non è un marcatore tumorale, ma un marcatore d’organo.

«Non bisogna basarsi solo sul valore di riferimento indicato dal laboratorio, ma interpretarlo nel contesto clinico del paziente, considerando eventuali farmaci assunti o interventi pregressi. Un valore alterato di PSA può essere dovuto a molti fattori, non necessariamente alla presenza di un tumore, e deve essere confermato con una visita urologica». 

Anche l’ecografia prostatica è utile per valutare l’ipertrofia della ghiandola e il riempimento vescicale, ma di per sé non fornisce informazioni sulla presenza di tumori, piuttosto dà indicazioni utili sulla necessità o meno di indagare oltre, per esempio con una risonanza magnetica multiparametrica:

«È l’esame più accurato – spiega la dottoressa –. Se il risultato è negativo, possiamo essere sicuri al 90% che sia così. Questo strumento è fondamentale per stabilire se il paziente necessita di una biopsia o se le alterazioni riscontrate siano dovute a infiammazioni o ipertrofia prostatica benigna».

 

 

Stile di vita e prevenzione della prostata

Un aspetto importante della prevenzione è, infine, lo stile di vita, sottolinea sempre la dottoressa Marchiori:

«Mantenere un peso corporeo adeguato, praticare regolarmente attività fisica e seguire una dieta ricca di fibre e povera di grassi saturi è generalmente importante per ridurre l’infiammazione».

E poi è determinante non sottovalutare i disturbi urinari (difficoltà a urinare, urgenza o aumento della frequenza urinaria notturna):

«Quando un paziente si rivolge a noi per questo tipo di problemi, lo sottoponiamo sempre a uno screening oncologico – conclude dottoressa –. La diagnosi precoce, con controlli regolari, è l’arma migliore che abbiamo per garantirci una vita lunga e in salute». 


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