A dispetto del titolo, non è di alta finanza, ma di bassa massa ossea che questo articolo si occupa. Anche se, per inciso, il lato economico non sarebbe affatto trascurabile: recenti linee guida ci ricordano che la spesa per la cura delle fratture da fragilità ossea in Italia è dell’ordine dei 7 miliardi di euro all’anno, e più. La diminuzione della densità minerale ossea (la sigla è BMD) è il principale fattore di rischio di queste fratture.
La sua misurazione, generalmente eseguita sul femore e sulle vertebre lombari, ha un potere predittivo pari o superiore a quello della pressione arteriosa per l’ictus, o del colesterolo per l’infarto. E non si deve credere che l’osteoporosi sia una questione solo femminile, perché anche gli uomini ne sono interessati, sia pure più raramente e a un’età mediamente più tarda, ma talora con particolare gravità.
Nel costante progresso tecnologico, l’indagine di riferimento per misurare la densità minerale dello scheletro è oggi considerata la MOC (mineralometria ossea computerizzata) con metodica DEXA, o DXA, che valuta l’assorbimento di raggi X di due differenti energie.
Fragilità ossea
A causare la fragilità ossea è l’osteoporosi, malattia caratterizzata da perdita in quantità (massa e densità minerale) e in qualità (micro e macroarchitettura, proprietà materiali, geometria, microtraumi e conseguenti “microcrack”) del tessuto osseo. Il rischio di frattura raddoppia per ogni punto in meno nel punteggio chiamato T-score, che esprime statisticamente di quanto si scosta la BMD della persona in esame dalla BMD media di una popolazione sana al termine della crescita, quando la massa ossea ha raggiunto il suo massimo.
Nella maturità, dopo i 50 anni, la massa ossea è considerata normale fino a un T-score di “–1 DS” (dove DS significa “deviazione standard”); un T-score ridotto di oltre 1 DS indica osteopenia e minore resistenza del tessuto osseo; se ridotto di 2,5 o più DS, indica osteoporosi e aumento esponenziale del rischio fratturativo (come in figura sottostante).
Fig. 1. Il “misterioso” T-score: in “ordinata” (linea verticale) la densità minerale ossea BMD media di una popolazione normale dello stesso, giovane, al top dello sviluppo dello scheletro; in “ascissa” (linea orizzontale) la popolazione in esame, distribuita in tre fasce in base allo scostamento statistico da tale media: normale fino a -1 deviazioni standard DS (e non superiore a +2), osteopenia se compreso fra -1.1 e -2.4 DS, osteoporosi se pari o inferiore a -2.5 DS.
Eppure, mentre è noto che l’incidenza annuale di fratture d’anca, ad esempio, aumenta di 30 volte fra i 50 e i 90 anni, l’incremento prevedibile in base alla perdita BMD con l’età sarebbe solo di 4 volte. Come mai? Intanto, è possibile che una frattura da fragilità si verifichi anche con una BMD normale. Poi, dato che le persone con osteopenia sono molte di più di quelle con osteoporosi, il numero di fratture da fragilità fra le prime supera di molto quello delle seconde.
Molteplici altri fattori clinici, parzialmente o totalmente indipendenti dalla BMD, gravano con diverso peso, infatti, sul rischio di frattura: è quindi evidente come l’approccio strumentale debba integrarsi con la realtà clinica della persona in esame, eventualmente avvalendosi anche di appositi algoritmi informatizzati online.
Perché è importante eseguire periodicamente una MOC?
Perché – in pochissimi minuti trascorsi su un comodo lettino, con un’esposizione ai raggi dell’ordine di una giornata in spiaggia, con una periodicità (salvo casi particolari) non inferiore ai 18-24 mesi e con un costo assolutamente accessibile per una valida garanzia sulla qualità della vita futura – questo esame consente la diagnosi di osteoporosi identificando la soglia diagnostica. Questa è però diversa dalla soglia terapeutica, desumibile dalla valutazione integrata della BMD con gli altri fattori di rischio, che seleziona i soggetti a rischio di frattura che possono beneficiare di eventuali terapie farmacologiche.
Ricordiamo sempre che, al di là dei dati numerici e statistici, l’ultima parola spetta sempre e comunque al medico.