Il calcagno valgo infantile è un difetto genetico che al giungere della maturità diventa fonte di dolore in oltre la metà dei casi; individuarlo e trattarlo precocemente, anche adottando mezzi chirurgici, permette di evitare successivi importanti problemi.
Il piede “a papera”, tecnicamente piatto-valgo, consiste in un’anomalia accrescitiva per cui il tallone si forma eccessivamente inclinato in dentro, cioè valgo, e l’arco plantare cade all’interno appianandosi.
Il complessivo cedimento viene definito pronazione e funzionalmente riduce molto la forza del passo; [Text Wrapping Break]assume diversi aspetti, raggruppati nella patologia da calcagno valgo, che è più frequente di quanto si creda raggiungendo fra gli adolescenti percentuali attorno al 20%; ha carattere ereditario, per cui risulta spesso familiare, bilaterale, simmetrico; se si considerano i casi adulti e senili, quasi in tutti produce dolore.
Conseguenze del piede “a papera”?
Questo difetto genera a sua volta od accompagna deformità e disfunzioni a carico di tutto il corpo, così determinandosi un vasto panorama di disturbi costituenti la cosiddetta sindrome pronatoria: metatarsalgie, tendiniti achillee, fasciti plantari, neuriti compressive ed artrosi nel piede od alla caviglia; sovvertimenti poi a ginocchio, anca, colonna vertebrale, fino a disordini odontoiatrici ed oculistici.
Correlazione eclatante è l’alluce valgo: presente nel 20 – 25% di soggetti dai 18 ai 65 anni e nel 35% di anziani oltre i 65, in quasi il 70% di essi si associa ad appianamento plantare; ciò si vede più nelle donne.
Rispetto al “piattismo“, questi fenomeni possono esserne diretta conseguenza sulla base degli squilibri posturali che produce o accompagnatorie costituzionali, in questo spingendo a identificarle tramite un esame sistematico del paziente: nell’uno e nell’altro caso la diagnosi precoce è indispensabile.
Un calcagno troppo valgo è palese, ma i familiari dei bambini lo ravvisano raramente per mancanza d’informazione: di solito notano un generico abbassamento della pianta ed una rapida usura delle scarpe; poche volte si accorgono del fuori asse calcaneare, suo indizio tipico; altro segnale sarebbe la facile stancabilità nel camminare che, interpretata come “pigrizia”, deriva invece dalla difficoltà propulsiva di questi piedi.
Come prassi, è dunque consigliabile che uno specialista in Ortopedia attui una valutazione clinica completa.
Trattamento per il piede “a papera”
Nel trattamento, fattore saliente è se il piattismo sia doloroso o meno. Quando non c’è dolore, sorgono dubbi sull’opportunità di procedere operatoriamente, preferendo soluzioni conservative tramite ginnastiche specifiche, plantari, scarpe apposite: sono metodi aleatori in quanto non inducono stimoli correttivi sufficienti a contrastare la fuorvianza genetica.
Da alcuni anni esistono a questo scopo validi interventi chirurgici, mini-invasivi e di breve convalescenza; la tecnica preferenziale prende il nome di “Calcaneo Stop”: si inserisce al centro del piede un piccolo supporto, metallico o di materiale plastico, che con massima efficacia dall’interno ne riaggiusta lo sviluppo; si prevengono così risolutivamente processi degenerativi e dolorosi ricorrenti nelle età successive.
Il suo valore non è tanto una risposta a fastidi del momento, quanto una radicale deterrenza su danni futuri: rappresenta quindi un’opportunità da cogliere per scongiurare inconvenienti severi e va colta in tempo utile, nella seconda infanzia, quando i piedi sono ben organizzati ma ancora plasmabili.
La fase più adatta decorre dai 10 ai 13 anni, in casi selezionati anche fino ai 20-25, ma con minor risultato e convalescenza più lunga.
Fra le varianti del “Calcaneo Stop”, alcune evitano l’immobilizzazione postoperatoria in gessi o tutori, permettendo carico libero da subito; se poi il piattismo è bilaterale, come quasi sempre, permettono di correggere i due piedi simultaneamente.
Eseguito nell’età ottimale, l’intervento concede passeggiate, nuoto, bicicletta già dopo poche settimane, seguite da circa sei mesi di prudenza e “rodaggio”; generalmente, a distanza di un anno si torna a praticare qualsiasi sport.
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