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Self care per costruire una nuova normalità

La Dott.ssa Simona Ruggerone, medico neurologo, spiega perché è importante la self care, il prenderci cura di noi stessi e non solo degli altri in questo periodo di pandemia

self care

Di Dott.ssa Simona Ruggerone

Come stiamo emotivamente e mentalmente un anno e mezzo dopo l’inizio dell’emergenza Covid-19? Non molto bene e sarà così ancora per un po’, a prescindere dall’andamento della pandemia in Italia e nel mondo.

Un periodo così lungo di isolamento, restrizioni, ansie e preoccupazioni lascia il segno su tutti: la SIP – Società Italiana di Psichiatria, ha parlato esplicitamente di PTSD, disturbo da stress post-traumatico, che può trasformarsi in un problema addirittura cronico e irreversibile. Ne vediamo gli effetti soprattutto sulle categorie più fragili, bambini e anziani, ma anche i giovani e gli adulti non possono dirsi indenni.

È quindi arrivato il momento di dedicare a noi stessi, oltre che ai nostri cari in difficoltà, alcune cure ed attenzioni in più. Vediamo alcuni consigli per stare meglio e far stare meglio le persone intorno a noi.

Gli anziani

Numerose ricerche condotte ultimamente nell’ambito delle neuroscienze e della neuroriabilitazione confermano ciò che molti caregivers rilevano negli anziani che assistono, e cioè un forte peggioramento delle loro capacità cognitive.

La riduzione di interazioni sociali e attività fisica ha avuto un impatto drammatico: per un anziano anche le piccole occasioni di muoversi e relazionarsi con gli altri – la passeggiata quotidiana, la chiacchierata con il conoscente, la partita a carte – sono momenti fondamentali della giornata. La mancanza mina fortemente il benessere generale e anche la lucidità mentale.

Quella che si genera è una spirale negativa di apatia e decadimento: molti anziani, infatti, hanno ridotto anche le attività ricreative solitarie ma “attive” (maglia, bricolage, enigmistica…), e aumentato invece le attività passive, come guardare la tv o ascoltare la radio. Cosa fare per spezzare questo circolo vizioso?

Innanzitutto aiutare le persone a prendere coscienza del problema e far loro capire che possono richiedere un aiuto psicologico. E poi riprendere, gradualmente, i contatti interpersonali in sicurezza e proporre piccole attività da fare insieme, per stimolare non solo la socialità ma anche l’attenzione, la concentrazione e l’allenamento delle capacità cognitive.

Bambini e ragazzi

Se i giovanissimi sono stati risparmiati dalle conseguenze cliniche più gravi del Covid-19, è su di loro che il distanziamento sociale ha prodotto gli effetti psicologici più pesanti. Sono stati privati della compagnia dei loro coetanei, della loro classe, che è l’ambiente deputato all’apprendimento, alla crescita cognitiva, emotiva e relazionale.

La didattica a distanza non potrà mai restituire questi elementi. E la situazione si è protratta per molti mesi, che nello sviluppo di un bambino o di un ragazzino sono un tempo lunghissimo. Dobbiamo quindi fare i conti con una serie di deficit non solo formativi, ma anche e soprattutto cognitivi e relazionali.

Quasi tutti i nostri ragazzi hanno sperimentato qualche forma di ansia, disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, apatia. Quali strategie adottare per aiutare i più piccoli a gestire queste difficoltà emotive e psicologiche?

Prima di tutto ascoltandoli e incoraggiandoli a parlare di come si sentono. Poi riprendendo i contatti sociali con gli amichetti, sempre con la dovuta attenzione alla sicurezza, ma anche senza trasmettere eccessive ansie, sfruttando ogni occasione per promuovere l’attività fisica e la vita all’aria aperto, che tanto sono mancate nei mesi di lockdown.

simona ruggerone

Dott.ssa Simona Ruggerone, specialista in Neurologia

Self care anche per giovani e adulti

È proprio chi si sente più forte, e magari “fortunato” per essere meno toccato dalle conseguenze dirette del Covid (perché non si è ammalato o lo ha fatto in forma lieve, perché ha sempre lavorato, perché ha trovato modo di aiutare gli altri…), che tende a non accorgersi delle conseguenze “sotterranee” che il perenne stato di stress ha provocato.

Stili di vita sconvolti, tensioni, mancanza di svaghi e relazioni, preoccupazioni sanitarie ed economiche (per sé e per i propri cari) sono tutte cose che lasciano il segno.

Anche giovani e adulti, quindi, hanno bisogno di proteggersi e prendersi del tempo per sé. Prima di tutto imparando a concedersi delle piccole gratificazioni e a staccare la spina senza sentirsi in colpa: il nostro corpo e la nostra psiche lo richiedono.

E poi, normalizziamo l’idea che si possa ricorrere ad un aiuto esterno. Rivolgersi ad uno specialista per avere ascolto e suggerimenti sulla gestione dello stress e dei disturbi post-pandemia è un atto di self-care, importantissimo per ritrovare un benessere che da troppo tempo ci è stato portato via.

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