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Sindrome del colon irritabile

La sindrome del colon irritabile (IBS) è una patologia che affligge più del 10% della popolazione generale. Colpisce maggiormente il sesso femminile ed insorge tipicamente tra i 20 e i 40 anni

Rappresentazione del tratto digerente origine della sindrome del colon irritabile

Di Cerba HealthCare Italia
È una sindrome complessa e sfuggente, a lungo ignorata ma estremamente diffusa. La sindrome del colon irritabile si manifesta con disturbi intestinali come dolore addominale, gonfiore, diarrea o stipsi che abbassano la qualità di vita del soggetto. Non determina un aumento del rischio di malattie gravi o mortali, ma incide molto a livello economico a causa del suo elevato carico assistenziale, in questo articolo verranno chiariti alcuni aspetti “critici” per il paziente.

Cos’è la sindrome del colon irritabile?

La sindrome del colon Irritabile è una malattia che appartiene al gruppo dei disordini funzionali gastrointestinali, in cui rientrano anche l’esofago ipersensibile e la dispepsia. In queste patologie viene evidenziata l’assenza di un danno organico, ma esse causano disturbi al soggetto per un’alterazione della funzione motoria e della sensibilità di uno o più distretti dell’apparato digerente.

Quali sono le cause del colon irritabile?

Le cause e i meccanismi con cui si instaura la sindrome del colon Irritabile non sono ancora del tutto chiariti. Sono sicuramente coinvolti molteplici fattori, sia genetici che ambientali. Tra i fattori ambientali hanno un ruolo rilevante lo stress psicologico e le infezioni intestinali. Queste ultime, anche dopo la guarigione, possono deteriorare l’equilibrio della flora intestinale e l’integrità della mucosa del colon.

Lo stress invece, altera il delicato rapporto tra il cervello e l’intestino, due organi strettamente interconnessi (si parla di asse cervello-intestino). Il cervello modula, mediante i suoi mediatori chimici, la motilità, la secrezione e la percezione del dolore intestinale. Viceversa, un intestino e un microbiota alterato possono influenzare in maniera negativa lo stato psicologico del soggetto.

Come viene effettuata la diagnosi del colon irritabile?

L’identificazione della malattia si basa sull’accurata valutazione dei disturbi e sull’esclusione di un danno d’organo. Il processo diagnostico può essere spesso lungo e complesso, in quanto vanno in primo luogo escluse tutte le patologie gravi che possono essere alla base dei sintomi.

Per fare diagnosi di sindrome del colon Irritabile si utilizzano i criteri di Roma, attualmente aggiornati alla quarta edizione. Secondo questi criteri è necessario riscontrare dolori o fastidi ricorrenti a livello addominale per almeno un giorno alla settimana negli ultimi tre mesi.

Questi dolori o fastidi inoltre devono essere associati ad almeno due criteri:

  • al miglioramento o la scomparsa dei sintomi dopo la defecazione.
  • al cambiamento della frequenza delle evacuazioni (con passaggio da alvo normale ad alvo diarroico, stitico o alternante).
  • al cambiamento dell’aspetto delle feci (feci caprine nella variante stitica o feci acquose nella variante diarroica).
 dolori e fastidi associati alla sindrome del colon irritabile

I soggetti affetti dalla sindrome del colon irritabile sono tipicamente giovani, con età compresa tra i 20 e i 40 anni, e non presentano campanelli d’allarme per altre patologie più gravi. La sindrome può associarsi ad altre patologie funzionali (esofago ipersensibile o dispepsia), oltre che a disturbi della sfera psichica, in particolare disturbi dell’ansia, depressione e dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia).

Quali sono i campanelli d’allarme di patologie più gravi associate al colon irritabile?

  • il dimagrimento non intenzionale.
  • la famigliarità per il cancro al colon.
  • la presenza di sangue nelle feci o la comparsa di anemia.
  • l’improvvisa comparsa dei sintomi in un soggetto sopra i 50 anni senza precedenti alterazioni intestinali.
  • la presenza di masse addominali palpabili.
Questi segnali possono essere un indizio di patologie d’organo gravi come i tumori del colon e le malattie infiammatorie croniche intestinali, cioè la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Altre malattie che possono spiegare i sintomi sono la celiachia, l’ipotiroidismo che si manifesta con stipsi e l’ipertiroidismo che si manifesta con diarrea.

Esistono esami di laboratorio utili alla diagnosi del colon irritabile?

Attualmente non esistono esami associati alla sindrome del colon Irritabile, ma possono essere utili per escludere le altre patologie, tra i più richiesti vi sono:
  • l’emocromo e gli altri esami ematochimici di routine.
  • il TSH, per studiare la funzione della tiroide.
  • la calprotectina fecale, associata alle sindromi infiammatorie intestinali.
  • gli anticorpi anti-transglutaminasi, per la celiachia.

Qual è il trattamento per la sindrome del colon irritabile?

Il trattamento della sindrome del colon irritabile varia in base al tipo di paziente. Un paziente con la variante stitica trarrà benefici da una dieta ricca di fibre solubili e liquidi. L’approccio dietetico “low-FODMAPs” si è dimostrato efficace nel migliorare il dolore, il gonfiore e l’evacuazione. Esso prevede una restrizione di oligosaccaridi, polisaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli, abbondanti nei carboidrati e in alcuni frutti per alcune settimane

Successivamente, affiancati dal nutrizionista, si reintroducono gli alimenti poco alla volta, per individuare quelli che scatenano i sintomi. Come trattamento farmacologico la linaclotide è efficace nel trattamento del dolore, del gonfiore e della stipsi.

Un paziente con la variante diarroica trarrà benefici da una dieta ricca di fibre e dall’utilizzo di rifamixina, un antibiotico utilizzato per le infezioni intestinali che migliora i sintomi e la consistenza delle feci. Un altro farmaco disponibile è l’eluxadolina, che sembra ridurre l’ipersensibilità e la motilità intestinale e facilita il riassorbimento di acqua, rendendo le feci più compatte.

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