L’obesità è uno dei più importanti problemi sanitari dei paesi industrializzati. Scopriamo perché e come influisce sol nostro organismo. Leggere gli effetti ci rende più consapevoli dei rischi che l’obesità può causare.
L’obesità è responsabile della diminuzione delle aspettative di vita e provoca un aumento delle morbilità, determinando di conseguenza un incremento dei costi sanitari per la comunità. Inoltre, rappresenta una condizione che, una volta instauratasi, è molto difficile da trattare e predispone ad una serie di alterazioni patologiche sia a breve che a lungo termine influenzando sensibilmente il carico dei servizi sanitari, con aumento del numero di accessi e di prestazioni durante il periodo dell’età adulta.
Obesità: rischi per la salute
L’obesità rappresenta un importante fattore di rischio per la salute, se presente già in età pediatrica, si associa ad una più precoce comparsa di patologie tipiche dell’età adulta, in particolare, vi è un’associazione tra obesità in età evolutiva e successivo sviluppo di patologie come diabete, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica e ictus come anche un maggior rischio di insorgenza di disabilità, asma e sindrome dell’ovaio micropolicistico.
È stata inoltre dimostrata un’associazione tra obesità diagnosticata in età infantile o adolescenziale e minore durata della vita.
Numerosi studi hanno indagato sui nessi tra eccesso di peso e aumento della mortalità e, sebbene questa associazione sia più marcata tra gli uomini e le donne sotto i 50 anni di età, l’OMS sottolinea che l’effetto del sovrappeso sulla mortalità persiste durante l’intera durata della vita. Lo sviluppo di obesità influisce negativamente sullo stato di salute dell’individuo, favorendo l’insorgenza di un considerevole numero di malattie, quali il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari, la steatosi epatica, la neurodegenerazione, le malattie dell’apparato respiratorio, le malattie biliari e alcuni tipi di cancro.
Obesità viscerale
L’obesità viscerale insieme a insulino-resistenza, dislipidemia e ipertensione, gioca un ruolo centrale nella patogenesi della Sindrome Metabolica (SM), una patologia che descrive un gruppo di fattori di rischio direttamente correlati ad eccessi nello stile di vita con un’incidenza pari al 15-40% sulla popolazione in base all’età, al sesso, alla dieta ed allo svolgimento di un’adeguata attività fisica seguiti dai singoli individui.
Numerosi studi dimostrano che pazienti con SM presentano un rischio da 1,5 a 2 volte maggiore per lo sviluppo di coronaropatia, di circa 2 volte per lo sviluppo di ictus ischemico e di circa 3 volte per lo sviluppo di diabete mellito di tipo 2.
Pazienti obesi presentano un rischio maggiore di sviluppare malattie metaboliche quali diabete mellito di tipo 2 e dislipidemia (ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia totale, valori bassi di lipoproteine ad alta intensità ed elevati di lipoproteine a bassa densità).
In particolare, obesità e diabete di tipo 2 sono spesso associate, nel 2010 il numero dei soggetti malati di diabete a livello mondiale è stato stimato pari a circa 285 milioni e nel 2030 è previsto un aumento a 439 milioni prevalentemente legato all’incremento di casi di obesità. Le complicanze cardiovascolari sono uno dei più importanti fattori di rischio associati all’obesità, in quanto le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati, con una crescente incidenza anche nei paesi in via di sviluppo.
Rischi dell’obesità nella popolazione
I 2/3 dei bambini e adolescenti (2-18 anni) con obesità corrispondente o superiore al valore di IMC 35 kg/m2 per un adulto presentano già almeno un fattore di rischio cardiovascolare (dislipidemia, ipertensione arteriosa, iperglicemia a digiuno). Pazienti adulti obesi presentano un elevato rischio di sviluppare aritmie, allungamento dell’intervallo QTc all’elettrocardiogramma, aterosclerosi accelerata, cardiomiopatia, coronaropatie, cor pulmonare, disfunzioni endoteliali, edema venoso e/o linfatico degli arti, ipertensione arteriosa, ipertensione polmonare, ipertrofia ventricolare sinistra, tromboembolia polmonare, trombosi venosa, vene varicose, infarto del miocardio, morte improvvisa.
Obesità e cancro
Pazienti obesi presentano un aumentato rischio di sviluppare tumori maligni della colecisti, del colon, dell’endometrio, dell’esofago, della ghiandola mammaria, del polmone, della prostata. Una meta-analisi effettuata su studi pubblicati dal 1966 al 2007 ha portato alla luce un’associazione tra sviluppo di tumori ed obesità; in particolare per ogni 5 punti in più di IMC nell’adulto maschio aumenta del 52% il rischio di cancro dell’esofago e del 24% quello di cancro al colon; nella donna si osserva invece un aumento del 59% del rischio di sviluppare cancro dell’endometrio e della colecisti e del 12% di sviluppare cancro post-menopausale della mammella. Per quanto riguarda i tumori esofagei nell’85% dei casi si tratta di adenocarcinomi che colpiscono soprattutto soggetti obesi maschi con obesità grave (IMC > 40 kg/m2).
I soggetti obesi hanno in media una probabilità quattro volte superiore rispetto ai normopeso di sviluppare tumori esofagei.
L’aumento di incidenza di sviluppare cancro esofageo nell’obeso sembra dipendere, almeno in parte, dal reflusso dei succhi gastrici provocato dall’aumentata pressione intraddominale tipica di questi soggetti. L’aumentata pressione intraddominale caratteristica dei pazienti obesi correla inoltre con una maggiore incidenza di complicanze perioperatorie e postoperatorie in caso di intervento chirurgico per qualsiasi causa: infezione della ferita chirurgica polmonite da aspirazione e polmonite postoperatoria, trombosi venosa profonda, embolia polmonare. E’ chiara la correlazione tra obesità e rischio di sviluppare disfunzioni nefro-urologiche: incontinenza urinaria da stress, ipertrofia prostatica, sindrome nefrosica.
C’è un aumento pari al 60% del rischio di sviluppare malattia renale inclusa nefrolitiasi e cancro al rene in pazienti con IMC maggiore o uguale a 30 kg/m2.
Pazienti obesi presentano un alto rischio di sviluppare proteinuria e malattia renale cronica. Nei pazienti obesi sono state inoltre osservate complicanze andrologiche (disfunzione eiaculatoria, disfunzione erettile, ipogonoadismo ipogonadotropo) e ostetrico-ginecologiche (anomalie congenite del neonato, anovulazione, infertilità, iperandrogenismo, ipertensione gravidica, macrosomia fetale, prolungamento della durata del travaglio del parto, pubertà precoce, sindrome dell’ovaio policistico). La gravidanza si complica notevolmente nelle pazienti obese e si riscontra, infatti, un aumento della mortalità perinatale e neonatale entro il primo mese di gestazione, la mortalità in caso di obesità materna supera del 50-100% quella osservata quando la madre è normopeso.
L’obesità e gli effetti neurologici
L’obesità ha, inoltre, effetti anche a livello centrale, sia di tipo neurologico (ictus cerebrale ischemico o emorragico, ipertensione intracranica idiopatica, nevralgia parestesica, deterioramento cognitivo) che psichiatrico (depressione, disturbi d’ansia). Tra le altre complicanze che si osservano nei pazienti obesi sono state diagnosticate patologie a carico dell’apparato respiratorio (aumentata incidenza di asma bronchiale, aumentata suscettibilità alle infezioni delle vie respiratorie, dispnea e intolleranza allo sforzo, sindrome delle apnee ostruttive nel sonno legate agli effetti meccanici della massa adiposa);
dell’apparato gastrointestinale (ernia della parete addominale, ernia iatale gastrica da scivolamento, esofagite da reflusso, calcolosi biliare, colecisti, colangiti, infiltrazione grassa del fegato, steatoepatite non alcolica); malattie dermatologiche (acanthosis nigricans, aumentato rischio di foruncolosi e altre infezioni cutanee, intertrigo batterica o fungina, ecc.) ed ortopediche (coxa vara, epifisiolosi della testa del femore, ernie discali, lombalgia cronica, necrosi vascolare della testa del femore, morbo di Blount, osteoartrosi dell’anca, della colonna vertebrale e del ginocchio legate agli effetti meccanici della massa adiposa).
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